December 29, 2006

Primo abbozzo ricerca (12/12/2006)

Intelligenza senza rappresentazioni?

Con il passaggio dalla scienza cognitiva classica (modello paradigmatico Teoria Computazional-Rappresentazionale della Mente di J. Fodor) alle reti neurali e più recentemente alla nuova robotica (R. Brooks) si assiste ad un progressivo indebolimento del ruolo delle rappresentazioni mentali nei processi cognitivi.

Mi ripropongo di approfondire la portata e il senso dell’indebolimento di questo concetto centrale in quasi tutte le posizioni di filosofia della mente a partire almeno da Cartesio ad oggi.

Intendo chiedermi soprattutto:
  1. quali tipi di azioni intelligenti si possono compiere senza rappresentazioni interne?
  2. considerato che i “casi ostici” per la scienza cognitiva classica sono quelli più elementari (interazione soggetto/ambiente) e non tanto quelli più sofisticati e astratti (“puramente razionali”), non si rischia con la nuova scienza cognitiva un semplice ribaltamento del problema?
  3. dal momento che i modelli che nascono dal connubio tra reti neurali e nuova robotica sono più robusti e più realistici dal punto di vista biologico e della psicologia evolutiva, mentre quelli della scienza cognitiva classica sono più efficienti nei compiti “elevati” e settoriali, è possibile adottare un atteggiamento “ecumenico” che accolga entrambe le posizioni?
  4. è possibile immaginare l’implementazione di una ‘macchina rappresentativa’ su una più semplice ‘macchina senza rappresentazioni’? E a quali condizioni? E a quale livello di complessità del soggetto?
  5. che ruolo svolgono le “tecnologie esterne” o mind scaffolding di cui si serve la mente umana (in primo luogo il linguaggio) nel passaggio dall’intelligenza senza rappresentazioni a quella con rappresentazioni?

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